Come si diventa insegnanti? Intervista a Ivana Barbacci

Riportiamo l’intervista a Ivana Barbacci, segretaria nazionale CISL Scuola, pubblicata dal sito Skuola.net.

  • Partiamo da zero, immaginiamo di parlare ad uno studente neo-diplomato che vorrebbe diventare insegnante delle scuole medie o superiori. Come funzionerà il processo di formazione alla luce del nuovo decreto?
    Lo studente neodiplomato dovrà acquisire prima di tutto la laurea magistrale, che è titolo di accesso all’insegnamento, richiesta per la classe di concorso desiderata. Durante il percorso di laurea potrà acquisire parte dei crediti universitari che consentono di ottenere l’abilitazione all’insegnamento, requisito che sarà necessario per partecipare ai concorsi. Per poter partecipare al concorso sarà sufficiente disporre di almeno 30 dei 60 cfu necessari per abilitarsi. I restanti 30 cfu si potranno conseguire dopo la nomina, se si vince il concorso, e diventeranno requisito indispensabile per avere diritto alla conferma in ruolo.
    Per coloro che stanno frequentando i corsi di laurea i 30 cfu sono aggiuntivi rispetto al piano di studi ordinario. Durante il percorso di laurea si possono acquisire in tutto o in parte i cfu necessari per abilitarsi all’insegnamento. L’offerta formativa ai fini abilitanti è aggiuntiva e saranno i Centri universitari a stabilire le modalità attuative. Le competenze da acquisire riguardano quelle del profilo professionale del docente abilitato: competenze in relazione alla disciplina di insegnamento, alla capacità relazionale, alle competenze digitali, alle competenze didattiche e organizzative.
  • Se invece uno studente che si sta laureando o si è già laureato in matematica, fisica, biologia e via dicendo decidesse di iniziare questo percorso per poter insegnare le corrispondenti materie alla scuola secondaria? Come si integrerebbe la sua formazione accademica con quella necessaria per diventare insegnante?
    Coloro che sono già in possesso della laurea, per esempio matematica, dovranno conseguire l’abilitazione frequentando i corsi di 60 cfu. Acquisiti 30 dei 60 cfu potranno, come già detto in precedenza, partecipare al concorso, con l’obbligo tuttavia di completare la formazione con gli ulteriori 30 cfu per avere la conferma in ruolo.
  • Una volta conseguiti i 60 CFU, gli aspiranti docenti saranno abilitati alla professione?
    I nuovi percorsi abilitanti prevedono anche il riconoscimento dei 24 cfu del precedente ordinamento: pertanto chi li possiede dovrà frequentare appositi percorsi di soli 36 cfu per conseguire l’abilitazione.
  • Tanti giovani laureati hanno conseguito, in questi anni, i famosi 24 CFU che precedentemente erano propedeutici alla possibilità di insegnamento alle scuole secondarie. Cosa dovranno fare ora?
    In sostanza i nuovi percorsi, pur abbastanza complessi, prevedono però una caratterizzazione articolata, che tiene conto delle diverse situazioni cercando di riconoscere da un lato la formazione finora acquisita dagli aspiranti docenti (che hanno magari anni di servizio da precario alle spalle) e dall’altro di offrire ai giovani percorsi finalizzati alla docenza anche durante il corso di laurea.
  • Cosa ne pensa del nuovo decreto ministeriale? Servirà a migliorare la qualità dei docenti che entrano in aula?
    Riteniamo che dopo dieci anni ripristinare i percorsi abilitanti sia senz’altro positivo, ci auguriamo che nella pratica le università sappiano fare adeguatamente la loro parte consentendo di dare concreta applicazione a una norma che disegna uno scenario indubbiamente complesso.
  • Per quanto riguarda invece l’insegnamento nelle scuole primarie o dell’infanzia, cambia qualcosa?
    Per infanzia e primaria non cambia nulla. L’abilitazione all’insegnamento si consegue con la laurea in scienze della formazione primaria, di durata quinquennale. La CISL Scuola chiede da tempo di superare il numero chiuso, vista la carenza di docenti in alcune aree del Paese, segnatamente al nord, e chiede anche di prevedere nel percorso quinquennale l’acquisizione della specializzazione sul sostegno, così da avere docenti laureati che possano accedere da subito all’insegnamento su tale tipologia di posti, oggi in gran parte coperti con supplenze da personale non specializzato.

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