Leggi razziali, vergogna della nostra Storia

L’itinerario legislativo che portò alle persecuzioni razziali iniziò con il Regio Decreto-legge del 5 Settembre 1938 recante oggetto ” Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista” per poi proseguire con il Decreto di due giorni successivi recante ” Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri “. Il 6 Ottobre arriva la Dichiarazione sulla razza, emessa dal Gran Consiglio del Fascismo. Il Manifesto della Razza, sempre del 1938, diviene la base ideologica e pseudo-scientifica della politica razzista fascista. Tra gli estensori del Manifesto, emerge il nome del professor Nicola Pende, considerato il fondatore della endocrinologia e genetica in Italia. La normazione antiebraica e più genericamente razziale procede per tutta la durata del Regime Fascista, causando rastrellamenti, deportazioni, liquidazione di enti, beni e società, espropriazioni , carcere, confino persecuzioni e censure. Basti pensare che ad esempio ancora nel 1941 venivano emanate norme per decretare la cancellazione dei nomi degli ebrei dagli elenchi telefonici, o ancora, nel ’44 si continuava a legiferare sul tema dell’esproprio dei beni posseduti dai cittadini di razza ebraica. Ancora nel febbraio del ’45 usciva un Decreto Legislativo del Duce recante norme amministrative sulla gestione della Razza. La persecuzione razziale non fu un inciampo del Fascismo, fu anzi un elemento portante, un cardine della politica di Mussolini. I milioni di vittime dei Campi di Concentramento non furono solo responsabilità dei nazisti, mettiamoci l’animo in pace: c’eravamo anche noi.

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